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  • Immagine del redattoreSergio Consani

La notte...


La notte non porta consiglio, ma dubbi, incertezze, a volte paure. Il buio confonde, porta i pensieri su una scala di grigi profondi indecifrabili. Le domande non hanno risposta e si intrecciano in una spirale di nebbia che non si dissolve mai. Il verso dei gabbiani instancabili nei loro voli notturni creano atmosfere hitchcockiane, il rumore di qualche auto lontana spezza un pensiero.

Perché? Quando? Faccio bene a fare così? Sì… no… non so… forse.

Ecco, la nebbia sale e attraversa il buio, il grigio e il nero si fondono come colori mischiati su una tavolozza, tutto si ferma, anche i gabbiani.

La notte è lunga, e il sonno non ne vuole sapere di portarsi via i colori che ormai avvolgono anche la luna che è fuggita via.

Il fruscio delle lenzuola, un leggero colpo di tosse per capire che sono vivo. Poi, all’improvviso, il torpore, e il sogno, puntuale, s’insinua nella mente.

C’è la mia vita in quei sogni, la mia vita perduta e malandata e quella sana e piena di verde e di rosso, di gioia e di sorrisi. Ma c’è sempre lei, è lei l’incontrastata protagonista, è lei che si rifiuta, che non parla, che non ama più. Eppure tra il passato acciaccato e il presente senza pesi sull’anima c’è qualcosa che non può non essere visto. C’è qualcosa di buono, mi pare di notare, c’è la possibilità che il mio spirito venga perdonato per ciò che di non positivo ho fatto. Il senso della libertà, qualcuno mi ha regalato la possibilità di sognare, e se poi i sogni non si avverano fa niente, è importante inseguirli.

Dunque inseguo te, fino alla morte, e se la morte mi sorprenderà, allora… allora non so… sarebbe meglio scambiarci due parole prima. Solo due parole. Mi bastano. Ma forse a te no.



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